Atteso e temuto per i possibili sviluppi che potrebbe innescare, come anticipato da La Stampa, la documentazione dell’Autorità nazionale anticorruzione sul caso delle consulenze alla Asl di Civitavecchia della neo sindaca della capitale Virginia Raggi alla fine è arrivata a destinazione. Negli uffici della Procura di Roma, guidata da Giuseppe Pignatone, che aprirà un fascicolo nel quale il nome della prima cittadina figurerà come indagata.
L’ipotesi di reato formulata sarebbe, secondo quanto filtra da Piazzale Clodio, quella contemplata dall’articolo 483 del codice penale: «Falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico». Pena massima prevista 2 anni di reclusione. I magistrati puntano a chiudere l’inchiesta, qualunque dovesse essere l’esito (archiviazione o richiesta di rinvio a giudizio), in tempi rapidi. Per evitare che lo scontato clamore delle indagini nei confronti della prima carica istituzionale della Capitale possa condizionare, oltre ragionevoli termini di durata, l’azione della nuova Giunta capitolina alle prese con la delicatissima situazione della città. A cominciare dall’emergenza rifiuti.

Il caso era esploso alla vigilia del ballottaggio che ha visto la Raggi spuntarla sullo sfidante del Pd Roberto Giachetti. Aperto da un articolo del Fatto che dava conto delle consulenze legali ottenute dall’avvocato Raggi per il recupero crediti della Asl Rm-F di Civitavecchia. Tra il giornale e l’allora candidata sindaca si innescò un acceso botta e risposta. Il 13 luglio 2012, sostiene il quotidiano, la Raggi ha ottenuto un primo incarico legale (per 8 mila euro lordi) dall’azienda sanitaria locale. E nel 2014 un secondo per altri 5 mila euro. L’attuale sindaca dichiara nel 2015 1.878 euro a titolo di «acconto e rimborso» della consulenza da lei fatturata nel 2014 e pagata l’anno successivo. Nient’altro. Per legge chi riveste incarichi politici e amministrativi (nel 2014 la Raggi era consigliera comunale) è tenuto a dichiarare «i dati relativi all’assunzione di altre cariche, presso enti pubblici e privati, e i relativi compensi a qualsiasi titolo corrisposti». E «altri eventuali incarichi con oneri a carico della finanza pubblica e indicazione dei compensi spettanti». Compensi «corrisposti», quindi, manche quelli solo «spettanti». La Raggi si difende tramite il suo avvocato, secondo il quale l’«incarico di recupero credito» era stato «regolarmente comunicato» al Comune di Roma e all’Asl. Ed entrambi gli enti ne avevano dato conto sui rispettivi siti. Quanto all’incarico di circa 8 mila euro, aggiunge il legale, «Raggi ha emesso fattura nel 2014 per euro 1.878,00 a titolo di acconto, fattura pagata solo nel 2015, ragione per cui la somma entra nella dichiarazione dei redditi del 2016». Se sia o meno tutto regolare saranno, a questo punto, i magistrati ad accertarlo.

di Antonio Pitoni per La Stampa

Intanto, ieri, la sindaca di Roma è stata protagonista di un nuovo blitz per l’emergenza rifiuti. Stavolta nell’impianto multimateriale di Rocca Cencia per un sopralluogo trasmesso in diretta streaming su Facebook. Un impianto che «fa tre-quattro tonnellate invece delle 200 previste», ha denunciato l’assessore alla Sostenibilità ambientale Paola Muraro: «E’ stato inaugurato ufficialmente ma è stata un’inaugurazione beffa per tutta la città». Senza contare le «condizioni di lavoro pessime» e le «scarse condizioni di sicurezza» riscontrate in prima persona dalla stessa Raggi nel suo tour nell’impianto. Nella girandola degli incontri istituzionali (ieri in Senato dal presidente Grasso e in Campidoglio con il co-fondatore del M5S Beppe Grillo), la sindaca vedrà prossimamente anche il premier Matteo Renzi «col quale programmerò un incontro».