È morto ieri notte il politico ed economista Antonio Martino: aveva 79 anni.
Nel 1993 fu tra i fondatori di Forza Italia (la sua era la tessera numero 2); fu eletto alla Camera nel 1994, e fu ministro degli Esteri del primo governo Berlusconi, tra il 1994 e il 1995. Durante il secondo e il terzo governo Berlusconi fu ministro della Difesa, dal 2001 al 2006. Nel 2015 fu indicato dallo stesso Berlusconi come candidato per la presidenza della Repubblica, ma si disse non disponibile. Fino al 2018 era stato deputato di Forza Italia: dopo sei legislature, nel 2018, aveva deciso di non ricandidarsi.

In quegli anni ci furono da prendere decisioni difficili, al limite della Costituzione. Come la notte in cui alla base di Aviano le brigate avio-trasportate americane attendevano l’autorizzazione per partire verso il nord dell’Iraq, dove i reparti curdi le attendevano per iniziare l’attacco a Saddam Hussein. Dal Colle il segnale non arrivava e fu il ministro della Difesa a premere sul sottosegretario alla Presidenza Gianni Letta perché la missione non fallisse. «Nella guerra al terrore — disse dopo Martino — l’Europa dovrebbe smetterla con atteggiamenti pilateschi». Fu preso di mira dai francesi, ma fu sostenuto da Carlo Azeglio Ciampi quando gli proposero l’incarico di segretario generale della Nato. A Bruxelles però non c’è il mare e Martino rifiutò: «Sono certo che me ne pentirò, ma voglio provare a smentirmi». Restò al ministero per accelerare la sospensione della leva militare, avviata dal suo predecessore Sergio Mattarella. E per tutelare il budget della Difesa dai tagli: «Ne va della credibilità internazionale dell’Italia».

Viene ricordato, infatti, per l’introduzione della “Legge Martino” nell’agosto del 2004 – quando era Ministro della Difesa – volta ad anticipare la sospensione delle chiamate al servizio militare di leva in Italia, e a riformare i ruoli delle forze armate, istituendo quello degli VFP1 e degli VFP4, entrambi sottogruppi delle forze armate italiane. Il servizio militare venne così sospeso a tempo indeterminato dal 1º gennaio 2005, esentando anche tutti coloro che avevano ottenuto i rinvii per motivi di studio o altro. In parallelo promosse un’accelerazione nello sviluppo del già presente esercito di volontari professionisti.





Articolo tratto dal Portale di Informazione InfoDifesa