I “portavoce” uscenti ce l’hanno fatta (quasi tutti) la società civile resta invece fuori. Gli iscritti al Movimento 5 Stelle hanno rinnovato la fiducia in quello stretto giro di parlamentari uscenti e militanti storici, molti dei quali già con ruoli amministrativi o negli staff dei gruppi. Una casta, insomma, che tende all’autoconservazione e poco incline ad aperture verso l’esterno. Pochissimo, infatti, lo spazio riservato alla società civile

Scrive Mauro Baldrati per Carmilla online: “Ricordo di avere pensato: ma queste candidature on line saranno state una cosa seria? Poi i giornali scrissero che il software era andato il tilt, quindi tutto sarebbe stato da ascriversi a un malfunzionamento dovuto a un traffico troppo elevato. Ero sbalordito. Possibile? Si poteva accettare un simile dato da un movimento che voleva cambiare l’Italia? Che faceva delle candidature un modello di perfetta democrazia? Poteva usare uno strumento inadeguato, tra l’altro con un tempo a disposizione così ridotto per candidarsi (meno di una settimana)? Se ormai era storicamente dimostrato che il medium è il messaggio quale poteva essere il messaggio di quella vicenda?

Purtroppo in quei tempi malvagi nel nostro paese ci voleva tenacia, una fiducia mistica, e la fede; ci voleva un fisico bestiale per riuscire a pensare bene.”

Arrivati in Parlamento- sostiene Paolo Becchi, ideologo del Movimento Cinque Stelle ormai fuoriuscito –  i grillini sognavano grandi cose. Ma dopo cinque anni di legislatura che cosa hanno ottenuto, se non il testamento biologico? Niente di niente. Volevano aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, ma sono finiti come tonni inscatolati.