È finita, finalmente, l’agonia della famiglia di Marco Vannini, il ventenne ucciso nella casa della fidanzata dal padre di lei. Un processo durato più di cinque anni che, dopo una pena fin troppo leggera, ha avuto la sua conclusione con una condanna a 14 anni di carcere per il capofamiglia, Antonio Ciontoli, e 9 anni e 4 mesi per la moglie Maria e i figli Federico e Martina.

L’OMICIDIO

Era maggio del 2015 e la vittima si trovava a casa della fidanzata Martina per cenare con la famiglia di lei. Verso le 23 viene raggiunto da un colpo di pistola mentre si trovava nel bagno della villetta. Non è chiaro chi sia stato a sparare e, probabilmente, non lo sapremo mai ma, nonostante questo, i Ciontoli chiamano l’ambulanza dopo però 40 minuti da quando Marco viene colpito.

Durante la prima telefonata al 118 è emerso che i Ciontoli non avrebbero fornito le reali condizioni del ragazzo e, anzi, avrebbero chiuso la chiamata dopo soli pochi minuti. Chiamano nuovamente dopo mezz’ora e, ancora, non specificano quale sarebbe il reale motivo della telefonata. La famiglia sostiene che il ragazzo si sia ferito con la punta di un pettine ma i sanitari, al loro arrivo, capiscono subito che la lesione è stata provocata da un’arma da fuoco.                                                                                                                                    Con l’aiuto di un elicottero Marco viene trasportato al Pronto Soccorso ma muore poco prima di arrivarvi.

Non si conosce il movente dell’omicidio. Secondo Antonio Ciontoli, colui che viene considerato come l’effettivo assassino, Marco avrebbe avuto un particolare interesse verso le armi tenute in casa dall’uomo e, per mostrargliene alcune, sarebbe partito il colpo. La spiegazione sarebbe però ricca di incongruenze e buchi che non vanno comunque a spiegare il perché delle ripetute telefonate al 118 ed il mentire sulla reale entità della ferita.

Dopo una prima condanna di soli 5 anni per Ciontoli senior, la cassazione decide di procedere con il processo e si arriva, infine, alla condanna definitiva. Anche alla fidanzata di Marco, Martina, vengono dati 9 anni di detenzione in quanto, pur avendo assistito alla vicenda, non ha mai raccontato cosa fosse effettivamente successo quella sera preferendo chiudersi dietro un muro d’omertà per proteggere la famiglia.

La madre di Marco Vannini ha potuto finalmente avere giustizia, una giustizia ricercata per anni e che sembrava non dovesse arrivare più

E voi cosa pensate di questo caso di cronaca che ha fatto tremare l’Italia? Pensate che la condanna sia ancora troppo leggera? Fatecelo sapere nei commenti!