“Non possiamo essere servi della Merkel, serve una politica alla Orban“, è l’appello rivolto a Berlusconi dalle frange più radicali di Forza Italia, che si oppongono a una grande coalizione e propugnano un’alleanza incondizionata con la Lega Nord. Il Cavaliere, però, non vuole compromettersi. Né davanti ai colleghi europei del Ppe, con i cui vertici è impegnato in una serie di incontri in questi giorni, né agli occhi dell’elettorato più moderato. Tanto che sta prendendo piede l’idea di costituire un nuovo partito, il Partito della Rivoluzione, che unisca forzisti e centristi sotto un unico simbolo, come anticipato dal Presidente dei senatori azzurri, Paolo Romani, in un’intervista a Libero. Il senatore forzista parla di Berlusconi come “un polo di attrazione per chiunque si riconosca nel centrodestra”, e fa trapelare la notizia di un lavoro di avvicinamento con l’Udc, dal momento che è “un peccato rinunciare a simboli storici”.

Un’altra ipotesi sul tavolo sarebbe la creazione di una lista ad hoc, distinta da Forza Italia, nella quale confluirebbero tutte quelle formazioni che gravitano nell’orbita del centrodestra: dal movimento animalista della Brambilla ai repubblicani sovranisti della Santanchè, da Rinascimento di Sgarbi e Tremonti a Energie per l’Italia di Stefano Parisi. Resterebbero fuori dal rassemblement, Alternativa popolare di Alfano e Denis Verdini con la sua pattuglia di parlamentari, per non creare malumori all’interno di una coalizione che è già abbastanza eterogenea.

La decisione sul nuovo partito è comunque rinviata a dopo le regionali siciliane del 5 novembre, ultimo appuntamento elettorale prima delle politiche. Per il momento la battaglia si concentra sulla leadership. Per Berlusconi la guida dell’alleanza deve essere affidata a un moderato, diktat che esclude dai papabili Matteo Salvini, autocandidatosi a premier, forte dei sondaggi che danno la Lega terzo partito dopo M5S e Pd. L’alleanza con il Carroccio è però necessaria, sostengono da Forza Italia, per non finire nelle braccia di Renzi, in una grande coalizione post voto. Si tratta perciò di bilanciare le varie anime del centrodestra limando gli ultimi spigoli dei programmi e dei personalismi. Dopo aver stabilito chi di questa coalizione farà parte.