Professioni

Per l’Aipavv sono state violate le norme comunitarie sull’accesso alla professione, per questo la via da percorrere è quella dei tribunali e delle corti interne e sovranazionali. Ad avviso dell’Aiga la battaglia è politica non giudiziaria

di Patrizia Maciocchi

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Per l’Aipavv sono state violate le norme comunitarie sull’accesso alla professione, per questo la via da percorrere è quella dei tribunali e delle corti interne e sovranazionali. Ad avviso dell’Aiga la battaglia è politica non giudiziaria

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Solo il 35% degli aspiranti avvocati ha superato l’esame scritto di abilitazione alla professione e sarà ammessa all’orale.

La via giudiziaria

Una scrematura tanto drastica – benché la “promozioni” siano a macchia di leopardo, con punte che toccano il 60% a Torino – da indurre l’associazione italiana praticanti avvocati, nata nel 2018, sull’onda delle bocciature di quella sessione, che conta circa 4 mila iscritti, a rivolgersi ad uno studio legale e ad invitare i praticanti ad fare il ricorso straordinario al Presidente della repubblica Sergio Mattarella. Non esclusa neppure la via degli eurogiudici: dalla Cedu a Lussemburgo , come un ricorso collettivo per rilevare l’illegittimità costituzionale della norma che disciplina l’accesso alla professione. Nel mirino dell’associazione, tra l’altro, la violazione dei vincoli comunitari che tutelano la libertà di stabilimento e di concorrenza, che vietano l’introduzione di ostacoli ingiustificati all’accesso al lavoro. Il tutto con l’obiettivo, dichiarato, di ottenere l’ammissione alla successiva fase orale del concorso o, in subordine, una nuova correzione degli elaborati. Per il presidente dell’associazione Artan Xhepa, i commissari hanno bocciato senza motivare. E si sospetta anche che possano averlo fatto, in quanto avvocati, per non subire la futura concorrenza che sarebbe arrivata dagli oltre 20 mila aspiranti che hanno sostenuto gli scritti.

La posizione dell’Aiga e della Consulta dei praticanti

Su una posizione diversa l’Associazione giovani avvocati e la Consulta dei praticanti. Tutti d’accordo sulla necessità di rivedere l’accesso alla professione, decisamente meno sulla strada da percorrere per ottenere il risultato. «Crediamo che le battaglie debbano essere politiche e non giudiziarie – dice il presidente dell’Aiga Antonio De Angelis – siamo per la riforma e abbiamo già una proposta concreta che prevede una sola prova per lo scritto e una orale, con l’eliminazione dei pareri». Per quanto riguarda eventuali irregolarità negli ultimi scritti De Angelis non ne ha notizia «C’è stato un po’ di ritardo nella correzione degli elaborati, noi avevamo chiesto modalità telematiche che in alcuni caso sono state adottate – dice il numero uno dei giovani avvocati – ma non abbiamo riscontri di anomalie che possano aprire la via ad azioni giudiziarie». Sulla stessa lunghezza d’onda la coordinatrice della Consulta dei praticanti Federica Airò Farulla che non considera l’idea di adire i tribunali le Corti interne ed europee, la più idonea a raggiungere il risultato di cambiare il volto dell’esame di abilitazione.



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