A causa della pandemia e della guerra in Ucraina, si aggrava la crisi economica in Europa e in Italia. Lo ha certificato l’Istat, pubblicando i dati sull’inflazione nel mese di giugno che segnano un aumento dell’1,2% su base mensile e dell’8,0% su base annua, con effetti che si ripercuotono anche sul settore turistico. L’Unione nazionale consumatori, analizzando i dati dell’istituto di statistica, ha rilevato un aumento medio dei costi dei servizi di alloggio e di ristorazione rispettivamente del 18% e del 4,4%. Prezzi che variano, però, da città a città.
Elaborando gli ultimi dati Istat relativi al mese di giugno, l’Unione nazionale consumatori ha condotto uno studio stilando la classifica completa delle città con i maggiori rincari per quanto riguarda i servizi di alloggio e di ristorazione. Per servizi di alloggio si intendono alberghi, motel, pensioni, bed and breakfast, agriturismi, villaggi vacanze, campeggi e ostelli della gioventù. Servizi che costano in media nazionale il 18% in più rispetto allo scorso anno. Una stangata non indifferente ma che diventa astronomica in alcune città.
Le città con gli alloggi più cari
A guidare la classifica della città con i maggiori rialzi nel settore alberghiero è Milano, con un balzo astronomico del 71,4% rispetto a giugno 2021, complice il successo del Salone del mobile. Al secondo posto Firenze, con un incremento annuo del 35,7%. Medaglia di bronzo a Siena con +30,4%. Appena giù dal podio Varese, +27,7% che sfrutta la vicinanza con Milano, così come Como, in settima posizione con +24%. In quinta posizione Palermo con +25,8%, poi Pisa (+24,8%). Seguono Parma e Viterbo (entrambe +24%). Chiude la top ten Napoli, +23,8%. In fondo alla tre città sono in deflazione: Trapani (-3,5%), Novara (-0,9%), Caltanissetta (-0,8%).
L’Unc rileva rialzi imbarazzanti anche rispetto a maggio 2022 (tabella n. 2). In appena un mese a Milano gli alberghi decollano del 36,8%, Firenze +21,9%, Varese al 3° posto con +20,5%. A Torino, invece, essendo esplosi a maggio per via dell’Eurovision Song Contest, a giungo precipitano del 22,5%. “È normale che quando sale la domanda i prezzi salgano, ma c’è un limite al comunque senso del pudore oltre il quale significa volersi approfittare di un evento importante per tartassare chi vuole partecipare a quella manifestazione”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori.
Le città con i ristoranti più cari
L’Unc analizza anche i dati per i servizi di ristorazione, ossia ristoranti, pizzerie, bar, pasticcerie, gelaterie, prodotti di gastronomia e rosticceria. I divari tra le città sono meno clamorosi rispetto agli alloggi, ma sempre consistenti. A fronte di un’inflazione annua pari, per l’Italia, al 4,4%, a Verona i ristoranti rincarano rispetto a giugno 2021 del 9,1%, più del doppio della media nazionale. Al secondo posto Gorizia, con +7,8% e al terzo Brescia, +7,6%. Seguono Palermo (+7,3%), Forlì-Cesena (+7,2%), Sassari (+7%), Novara (+6,8%). In ottava posizione Lecco, Trento e Olbia-Tempio (+6,6% tutte e 3). La città più risparmiosa è Campobasso (0,9%), in seconda posizione Massa-Carrara e Lodi (entrambe a +1,3%). Al terzo posto Ancora (+1,7%).